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Migliori pratiche in materia di cooperazione tra dogane e guardie di frontiera

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Circa 20 anni fa l’UE introduceva il concetto di “gestione integrata delle frontiere esterne”, incluso nelle Conclusioni del Consiglio Europeo di Laeken del 14 e 15 dicembre 2001. Il concetto in questione si fonda sull’idea che la gestione ed il coordinamento efficace del controllo delle frontiere esterne dell’Unione possono rappresentare un elemento fondamentale nella lotta contro il terrorismo, l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani.

A tali conclusioni è seguita la Comunicazione della Commissione europea COM(2002) 233 def. del  7.5.2002 (“Verso una gestione integrata delle frontiere esterne degli Stati membri  dell’Unione Europea”), che sosteneva fra l’altro l’esigenza di realizzare una complementarità d’azione tra le guardie di frontiera ed i servizi doganali.

In molti Stati membri infatti, tali organismi svolgono compiti che spesso si sovrappongono od interferiscono fra loro (spesso causando intralci non dovuti al flusso delle merci), o persistono difficoltà di dialogo ed interazione tra gli stessi, dovute alla diversa cultura od ambiente lavorativi (es. natura militare o civile delle varie agenzie), od alla maggiore o minore rigidità procedurale che caratterizza lo svolgimento delle rispettive attività operative, che spesso finisce con il compromettere anche i risultati di eventuali operazioni congiunte.

Spesso inoltre, non esiste alcuna condivisione di pratiche (es. in materia di analisi dei rischi) relativamente alle azioni di controllo, per cui ciascuna agenzia agisce in piena autonomia, secondo criteri autonomi e diversi dalle altre, senza che vi sia in alcuni casi neanche la possibilità tra le stesse di accedere ai rispettivi sistemi informatici/database informativi per lo scambio di informazioni di intelligence.

I Paesi dove le funzioni tra dogane e guardie di frontiera sono più rigidamente marcate (con minori possibilità di sovrapposizione dei relativi compiti), sono Francia e Germania. Questa caratteristica tuttavia ha anche risvolti negativi, in quanto rende particolarmente problematico lo sviluppo di azioni di collaborazione e di assistenza tra le due agenzie, scoraggiando i vari funzionari ad integrare le loro competenze attraverso l'apprendimento dei compiti più propriamente di competenza di altre agenzie.

In Italia, il dito viene puntato, oltre che sulle interferenze e sullo scaso coordinamento tra dogane ed altre forze dell'ordine (si pensi ai controlli della Guardia di Finanza su merci precedentemente controllate dalle dogane), sulla complessità del quadro normativo, che rende particolarmente problematica la cooperazione tra dogane, Polizia di Stato e Guardia di Finanza e sulle azioni di programmazione strategica e di cooperazione, che nel nostro Paese hanno carattere sporadico e sembrano mancare di una visione a lungo termine.

Questi e molti altri aspetti sono oggetto di approfondimento in una ricerca condotta dal Center for the Study of Democracy (Bulgaria) dal Titolo “Better management of EU borders through better cooperation”, la quale evidenzia criticità e migliori pratiche poste in essere dai vari Stati membri dell’Unione europea in materia di cooperazione tra dogane e guardie di frontiere nella gestione delle frontiere esterne.

 

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