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Ricongelato il made in

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L’Agenzia delle Dogane risponde alle incertezze sollevate dagli operatori sull’applicabilità dei nuovi obblighi di marcatura “Made in Italy” sui prodotti tessili, calzaturieri, della pelletteria, conciari e sui divani previsti dalla Reguzzoni-Versace-Calearo (legge n. 55 dell’8 aprile 2010) e precisa con nota prot. 119919/RU del 12 settembre 2010, che il termine del 1° ottobre 2010 non potrà essere rispettato, non essendo stato ancora approvato il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (da adottare di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e con il Ministro per le Politiche Europee), a cui spetta il compito di definire nel dettaglio le modalità di etichettatura e di impiego dell'indicazione «Made in Italy» sui beni in questione, incluse le procedure per l’esecuzione dei relativi controlli.

Tale decreto doveva essere adottato entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge (vedasi l’art. 2, co.1, della l. 55/2010), ma a seguito della bocciatura da parte delle autorità di Bruxelles della legge italiana, la sua approvazione ha subito notevoli ritardi.

In una lettera del 28 luglio 2010 indirizzata dalla DG Imprese ed Industria della Commissione europea alle autorità italiane, veniva infatti contestata la conformità al diritto dell’UE della legge 55/2010, sospettata di determinare un effetto equivalente ad una restrizione qualitativa all’importazione, e censurato il comportamento italiano per via del fatto che era stata omessa qualsiasi notifica alle autorità comunitarie del relativo schema di disegno di legge, come prevede la Direttiva 98/34/CE (tale Direttiva infatti pone infatti a carico degli Stati membri l’obbligo di comunicare ai servizi della Commissione, prima ancora che ne avvenga l’adozione, qualsiasi progetto di regola tecnica potenzialmente restrittiva degli scambi)

Si tratta dell’ennesimo “congelamento” cui è soggetto il “made in Italy”. Appena un anno fa infatti, l’art. 17 della legge 99/2009 era stato sospeso da un provvedimento, cd. “salva-infrazioni” del Governo (decreto legge n. 135/2009), proprio perché il legislatore italiano aveva dimenticato di effettuare la notifica alle autorità comunitarie del relativo schema di disegno di legge (vedasi nostro articolo). Stavolta però la notifica è stata effettuata, ma quando il provvedimento era già legge.

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